Auto vecchie nel mirino, ma il clima lo cambiano navi, jet e fabbriche

Euro 8? Eurofollia. Il cambiamento climatico non viene dal tuo cofano

June 03, 20252 min read

Euro 8? Eurofollia. Il cambiamento climatico non viene dal tuo cofano

di Alessio Ferrari – per News24Italy

Auto vecchie nel mirino, ma il clima lo cambiano navi, jet e fabbriche


Serve una rivoluzione green. Ma è davvero la "Fiat Panda" il nemico numero uno?

È la domanda che molti cittadini si pongono dopo l’ennesima stretta sulle normative ambientali che colpiscono le auto private. La proposta – o minaccia – di introdurre una “Euro 8” per i veicoli circolanti solleva dubbi non solo pratici, ma anche di merito: quanto incide davvero un’automobile sul cambiamento climatico globale?

Navi, aerei e fabbriche: i grandi assenti

Secondo una stima dell’IMO (International Maritime Organization), le sole navi da trasporto e da crociera rappresentano circa il 3% delle emissioni globali di CO₂. Una singola nave cargo può emettere quanto 50 milioni di auto. Tuttavia, mentre i proprietari di utilitarie vengono sanzionati o costretti a rottamare, questi giganti solcano indisturbati i mari del pianeta. Gli aerei commerciali e privati contribuiscono per un altro 2-3%. Le centrali a carbone restano in funzione in paesi come Cina e India, dove la crescita industriale viene ritenuta prioritaria rispetto agli impegni climatici.

Il peso (minimo) del cittadino medio

Un singolo individuo in Europa produce in media 7-9 tonnellate di CO₂ l’anno, principalmente per trasporti, riscaldamento, alimentazione e consumi indiretti. Tuttavia, il 10% più ricco del pianeta è responsabile di oltre il 50% delle emissioni globali, secondo uno studio dell’UNEP (United Nations Environment Programme). I dati suggeriscono che colpire il piccolo consumatore – chi guida una Panda o vive in periferia – serve più a produrre consenso politico che impatto ambientale.

La natura come bilanciere invisibile

Esiste poi una variabile spesso ignorata: il ruolo naturale della Terra nella gestione della CO₂. Le foreste, gli oceani e il suolo assorbono ogni anno circa la metà delle emissioni prodotte. Come sottolineato da un paper dell’Università di Wageningen, “la fotosintesi terrestre compensa almeno 120 miliardi di tonnellate di CO₂ l’anno”, mentre la CO₂ prodotta da vulcani, oceani e decomposizione organica è parte di un ciclo naturale millenario che l’uomo ha solo parzialmente alterato.

Politica o propaganda?

Molti esperti temono che il dibattito climatico stia diventando un esercizio di comunicazione, più che una strategia fondata sui dati. Il target è spesso simbolico: auto vecchie, cittadini in difficoltà, stufe a pellet nei paesini di montagna. Poco si discute, invece, della produzione industriale su larga scala, dei voli privati dei leader mondiali o del fatto che alcune nazioni non sono nemmeno vincolate agli accordi sul clima.

Serve una transizione ecologica?

Sì. Ma serve anche onestà nei bersagli. Se il cittadino viene indicato come colpevole, mentre i veri responsabili restano nell’ombra, il rischio è duplice: perdita di credibilità e disillusione collettiva. Nel frattempo, l’aria continua a cambiare. Ma non sempre a causa del tubo di scappamento di chi va a lavorare con una Panda del 2009.


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